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Leggendo l’ultimo Fiscal Monitor del Fondo Monetario Internazionale (datato al 13 ottobre) si apprende di uno studio, per ora a livello puramente teorico, riguardante la possibilità di un prelievo forzoso sui conti correnti dei risparmiatori europei per ripristinare la sostenibilità del debito pubblico.

Citando il paper in questione: “il netto deterioramento delle finanze pubbliche in molti Paesi ha riacceso l’interesse verso un ‘prelievo di capitale’ – una tassa una tantum sulla ricchezza privata”. Il FMI ricorda i precedenti storici di una maxi-patrimoniale per rimettere i conti pubblici in sesto, in particolare i casi di “Germania e Giappone dopo la seconda Guerra mondiale”.

Ma a quanto ammonterebbe l’imposizione fiscale necessaria per riportare i debiti pubblici ai livelli pre-crisi? “Richiederebbe, per un campione di 15 Paesi della zona euro, un taglio della ricchezza netta positiva delle famiglie di circa il 10%”. Si tratterebbe quindi di un prelievo del 10% sui conti correnti, anche quelli sotto i 100.000€ che sono tutelati dal Fondo Interbancario in caso di fallimento della banca di riferimento.

Gli italiani ricordano ancora la notte tra il 9 e il 10 luglio del 1992, quando il governo Amato fu costretto ad un prelievo forzoso del 6 per mille in una situazione non troppo dissimile da quella odierna; anche allora l’Italia era sull’orlo del baratro e non riusciva più a reggere lo SME (il Sistema Monetario Europeo, embrione dell’eurozona).

La proposta del FMI sarebbe dunque di ripetere quanto recentemente successo a Cipro; la piccola isola al largo del Mediterraneo fu la prima a sperimentare il cosiddetto “bail-in”: a salvare il sistema finanziario cipriota prossimo al default non furono i contribuenti, ma i correntisti delle ultra-indebitate banche dell’isola.

Tuttavia la mossa del Fmi potrebbe avere degli effetti addirittura peggiori dell’austerità seguita finora dai paesi periferici dell’Eurozona. Infatti, se il prelievo diventasse realtà, ci sarebbe un elevatto rischio di fuga dalle banche: la corsa ai sportelli per salvare i propri risparmi diventerebbe un’eventualità concreta, con le catastrofiche conseguenze che ciò comporterebbe.

Il FMI ha prontamente specificato in un comunicato del 16 ottobre che quella del documento è solo una ipotesi, e non una raccomandazione. Ad ogni modo, solo il fatto che si ventili una possibilità di questo tipo dimostra quanto la crisi dell’Eurozona sia tuttora una realtà senza una facile soluzione: un fatto che i nostri media tradizionali tendono spesso ad occultare.

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